Via Polisen 30, 10016 Montalto Dora - TO - Italy
tel. +39 (0)125 650006 (4 linee r.a.) fax +39 (0)125 651505

BENVENUTI NELLE PAGINE CONCETTUALI DI

Stefano Maruelli

LA NUOVA TEORIA ELICOIDALE DELL'UNIVERSO:

(le nuove idee sono riportate in testa, cioè quì sotto)

 03-04-03 Punti di vista…

E' tipico dell'uomo: osservando lo stesso oggetto uno lo vede bianco l'altro vede nero… ma chi ha ragione ? La risposta, almeno in fisica, è: TUTTI e DUE !

L'annosa lite fra Einstein e i creatori della teoria quantistica fu:

  • Einstein sosteneva che nulla accade per caso e che il buon Dio ha dato una legge matematica a tutto ciò che avviene
  • I fautori della teoria quantistica, invece, sostengono che non esistono equazioni rigide, ma "probabilità" che un certo fenomeno evolva secondo l'una o l'altra direzione.(la probabilità che un evento avvenga è caratterizzata da una specifica funzione di distribuzione che cerca di approssimare al meglio quanto osservato o quanto ipotizzato)

Chi ha ragione ? E chi ha torto ?

Cominciamo dallo zio Einstein che nella sua incredibile mente ha cambiato la storia:

  • La sua idea innovativa della "fisica avanzata" ha portato alla creazione di un'equazione storica: E=mc^2, almeno tutti così la conoscono. Questo è il risultato di una filosofia di pensiero: nulla si crea, nulla si distrugge tutto si trasforma SECONDO UNA DETERMINATA LEGGE DI "VARIAZIONE DI STATO". L'energia passa da uno stato solido quasi fermo, ad uno stato a massa minima alla velocità massima e questa equazione descrive proprio cosa succede nello stato in cui tutta l'energia è sotto forma di energia cinetica (vedi mia spiegazione sotto).

Per arrivare a gestire con i mezzi matematici di allora un problema enormemente complesso ha utilizzato, forse inconsapevolmente, un metodo che in fisica è, con buona approssimazione, corretto:

IL METODO DEI BARICENTRI

Per Einstain, quindi tutto ciò che i suoi modelli facevano lo facevano tenendo conto delle masse (o dell'energia) come se esse fossero concentrate in un solo punto.

Libero dalle interazioni su quella che potremmo definire "su scala di ordine inferiore" ha potuto concentrarsi sul grosso del problema: è meglio sapere con una buona approssimazione dove la palla del cannone colpirà cadendo, dopo aver percorso una traiettoria facile da stabilire immaginando che essa abbia volume nullo, che cercare di sapere, in base al vento, all'evaporazione del terreno, al numero di moscerini che sbatteranno contro la palla, al fatto che la sua superficie no è perfettamente sferica etc…

Mettiamoci nei panni di un legionario che doveva abbattere il muro di una fortezza con una cannonata: se si fosse fermato ad analizzare tutte le variabili in gioco, comprese quelle casuali, non avrebbe mai esploso un colpo.

Tuttavia sappiamo che di cannonate a segno ne sono andate molte e ciò vuol dire che il livello di approssimazione scelto per quel tipo di problema fisico, oggi andrebbe di moda chiamarlo "problema di dinamica del proiettile", è più che sufficiente.

Quindi lo zio con la sua approssimazione: masse concentrate nei baricentri e leggi ben chiare sui moti dei baricentri, ha messo a segno risultati importanti.

Dall'altra sponda c'era chi, forte delle nuove conoscenze, meno rigoroso di lui, meno interessato al problema specifico e più tormentato da problemi di portata cosmica ha detto: "e no caro zio, tu non puoi mica ridurre l'universo a dei puntini, perché ogni cosa che ha massa occupa un certo spazio ed è fatta da particelle talmente piccole che si muovono secondo leggi che non conosciamo, in quanto nemmeno siamo ancora in grado di vederle che noi diciamo che la tua teoria è sbagliata".

Il concetto dei fautori della teoria quantistica è quindi quello di dire: esiste un certo fenomeno, dato che non vedo tutte le particelle che ci sono li dentro, mi metto dalla parte della regione e calcolo qual è la porbabilità che un fenomeno evolva nell'uno o nell'altro modo. Per scendere con i piedi a terra e fare un esempio semplice da capire diciamo che mentre Einstein calcolava la traiettoria della palla di cannone, ed in ogni attimo ne cononsceva con esattezza la posizione, i fautori della teoria quantistica dicono: se ci mettiamo al centro dell'universo (un punto per loro fisso) ad osservare ciò che succede in un punto a coordinate ben conosciute (quindi sempre fisso) e vogliamo dire che cosa succede in quel punto non possiamo che dire che all'istante T la probabilità che la palla di cannone passi per quel punto sia prossima allo zero, (perché non è ancora stata sparata), poi man mano che il tempo passa, e che la palla di cannone è stata sparata, al probabilità che passi per quel determinato punto cresce sempre di più fin tanto che la palla si avvicina al punto. Ovviamente una volta superato la probabilità torna a decrescere.

Avendo lo spazio dimensioni enormi ed essendo possibile mettersi in un punto qualsiasi ad osservare il fenomeno è chiaro che questa teoria porti a risultati curiosi: in ogni punto dell'universo esiste una, se pur bassa, probabilità che passi la palla di cannone.

Questo risultato lasciava Einstein sconcertato: non era possibile che Dio lasciasse le cose al caso.

Per restare all'esempio l'errore più grande nell'utilizzare la teoria probabilistica è quello che se si deve poi fare i conti dell'energia che la palla di cannone esercita sul muro che incontra il risultato che si ottiene è fortemente pessimistico:

se il calcolo probabilistico si fa con una funzione di distribuzione statistica troppo approssimativa e cioè assegna ai contorni del fenomeno una probabilità troppo alta, quindi un'energia troppo alta è chiaro che il livello energetico che resta nel punto di impatto della palla è molto più basso di quello reale.

Uno vedeva bianco, l'altro vedeva nero, entrambe hanno una buona percentuale di ragione, ma entrambe erano incapaci di capire quanto importante fossero l'una e l'altra teoria se usate insieme.

La teoria quantistica, con i mezzi moderni permette di andare oltre quello che si vede immaginando scenari probabili, la teoria rigorosa di Einstein, applicata agli scenari più probabili permette di conoscere cosa realmente accade, con un livello di precisione estremo.

Il concetto di estremo, di limite, che ho spiegato nella mia teoria, è quello che Einstein non ha saputo cogliere nella sua equazione E= mc^2 e che collega la teoria Einsteniana a quella Quantistica.

Purtroppo fin tanto che gli scienziati continueranno a parlare della massa come un qualcosa di diverso da un addensamento di energia (cosa invece chiarissima ad Einstein) continueranno a partorire teorie valide solo fino ad una determinata scala dimensionale, lo stesso dicasi per i quantistici che invece continueranno a perdere di vista la traiettoria più importante del fenomeno.

Se lo spazio fosse infinito e continuo le due teorie sarebbero destinate a mai incontrarsi, in quanto l'una sempre un po' più precisa dell'altra, ma dato che, sempre dal mio punto di vista, l'universo non è continuo, le senso che non è infinitamente suddivisibile, le due teorie si incontrano quando la funzione di probabilità combacia con al funzione della traiettoria.

Per quanto detto nella parte di trattazione delle onde e dello spazio a due dimensioni e mezza la funzione probabilistica finale che ha approssimazione nulla è una funzione descrivibile su un piano a due dimensioni che si avvita su se stesso, dando al tutto una pseudo terza dimensione.

La curiosità e per questo la difficoltà di distorcere il pensiero fino a questo punto per entrambe i litiganti, è che in questa visione il concetto di tempo venga completamente ignorato: se ile tempo esistesse anche per una stessa che ancora deve nascere, esisterebbe infatti una se pur minima probabilità che ancor prima di essere nata essa possa cadere preda di un buco nero !

Tempo uguale massa (in movimento) ad una certa distanza, quindi funzione derivata.

Pensate al pendolo, poi passate su scala più ampia e pensate alla massa del pendolo rispetto al centro istantaneo dell'universo. Se il pendolo è fermo per chi viaggia con lui sulla terra, questo è sufficiente per sapere che se ci metterà la testa appena vicino la massa non gli sbatterà contro (essendo ferma) e per chi è al centro dell'universo impegnato a calcolare dove esso sarà fra un attimo ( o dove sarà il sole fra un attimo) ci sarà, ragionevolmente, un grado di libertà in meno di cui preoccuparsi.

E' chiaro che se le dimensioni del pendolo assumono valori rilevanti, ad esempio il braccio è una fune di 10 o più metri (pendolo di Faucolt) stando fermi li vicino potrà capitare che ci sbatta periodicamente addosso…

E' Bianco, ma non è Nero, è Nero ma non è bianco, ma non è nemmeno grigio. Da un lato è bianco, dall'altro è nero, ma per noi umani è difficile capire quale sia il lato che stiamo guardando, posto che ce ne sia uno, o l'altro.

 

 Nuove osservazioni al modello di orbita elicoidale dell'elettrone: (per chi non è mai entrato in questa pagina leggere prima la parte nella casella sottostante)

 A conferma della teoria elicoidale dell'orbita ci sono altre teorie che sto elaborando che partono tutte dalla dimostrazione matematica che il bombardamento dell'elettrone con un fascio energetico sia diffuso che orientato portino ad uno scambio energetico tale per cui (sulla mia orbita elicoidale) ogni collisione provoca una variazione della traiettoria che ( dato il percorso elicoidale ) causa SEMPRE un aumento della sua velocità. Come già detto sotto perchè avvenga il salto vero e proprio d'orbita è necessario che sia fornita una quantità sufficiente di energia tale per cui l'accelerazione subita dall'elettrone gli faccia superare il picco adiacente che delimita la "buca" di energia (orbita stabile) nella quale si trovava. Il superamento di tale picco comporta inevitabilmente uno scambio energetico con l'esterno. L'elettrone deve, infatti, dissipare (oscillando come una pallina lanciata dall'alto nella buca "energetica") l'eccesso di energia.

Per visualizzare con un esempio la deformazione dell'orbita in funzione della variazione di energia fornita /assorbita basta pensare al comportamento esattamente opposto a quello che ha un bilanciere a masse rotanti: più forniamo energia all'albero e più le masse si avvicinano. L'orbita dell'elettrone quando esso viene bombardato da un fascio energetico tende sempre più a bi-dimensionalizzarsi e ad assumere la forma paragonabile a quella classica conosciuta bidimensionale ellittica. Non essendo un elettrone assimilabile ad un "pianeta inerte" esso non può giacere a lungo nella condizione di orbita stabile "piana" perchè il suo moto oscillatorio proprio (è un po' onda ed un po' massa) lo costringe sempre ad una ricerca di equilibrio dinamico che si trova ad un valore energetico inferiore sia ad una condizione teorica puramente statica o puramente dinamica.

Il curioso fenomeno che permette l'esistenza della vita "temporaneamente stabile" si ritrova in natura in mille forme, fra cui il cosidetto punto di eutettico che fa si che ad una determinata percentuale di materiali di una lega essi "fondano" ad una temperatura inferiore ai singoli punti di liquefazione.

 

 

 Smontando una biro ho scoperto l’universo…

A- LA VELOCITA' LIMITE

Osservando l’attuale modello matematico dell’universo, che si è nel tempo evoluto fino ad arrivare alla teoria della relatività mi sono chiesto perché ci siano lati abbastanza chiari, come l’interazione gravitazionale ed altri, invece, ancora molto oscuri, come l’interazione fra le particelle più piccole che compongono un atomo.

I problemi sono molti, ma per la semplicità della materia, che altro non è che energia “aggregata” devono, secondo la mia convinzione, essere risolti con un modello unico, semplice, che coinvolga i fatti evidenti, ormai noti da secoli e quelli ancora sconosciuti, con un semplice modello meccanico di molle reali (che hanno un coefficiente elastico, che disperdono energia, che si rompono e lasciano per un attimo libera la massa rotante alla quale sono collegate liberando o assorbendo energia dall’esterno).

Gli spunti di partenza che mi hanno condotto alle riflessioni che seguiranno sono sostanzialmente i seguenti:

1-       Il concetto di infinito legato al modello cartesiano delle tre dimensioni indipendenti.

2-       L’affermazione, errata, secondo cui la luce viaggerebbe secondo traiettorie rettilinee.

3-       Sempre a mio avviso, se qualcosa succede nell’universo deve rispettare il principio fondamentale di conservazione dell’energia: E= Ec+Ep, cosa non certo banale per quello che seguirà.

La mia convinzione è che l’attuale idea che l’uomo matematico cartesiano ha dell’universo porti sulla cattiva strada chiunque abbia un po’ di spirito di osservazione e di inventiva e ciò deriva da fatti evidenti:

A-     E=mc^2 ha un significato molto più ampio di quello che forse salta immediatamente agli occhi. Inserendo questo risultato in una forma un po’ più comprensibile nel principio di conservazione possiamo certamente dire che:

       il limite estremo in cui, mediamente, tutta l’energia si trova sotto forma di energia cinetica porta al risultato noto:

             Lim E = mc^2
V>c

Mentre per il limite opposto in cui tutta l’energia si trova sotto forma di energia potenziale avremo che:

              Lim E = mgH 
V>0

Che, data l’attuale mia impossibilita di calcolare uno dei due fattori del prodotto “gh”, porta al seguente risultato in cui g sarà certamente un valore infinitesimale (ma finito), mentre H sarà certamente un valore infinitamente grande (ma finito): 

      gH = c^2

Questo evidente risultato porta a due considerazioni importantissime:

1-       l’universo non è infinito

2-       L’universo non è continuo

La prima affermazione risulta abbastanza chiara in quanto per valori di g minimo esiste un massimo (finito) per la distanza H.

Anche posto che esistano un numero elevatissimo di sistemi di galassie distanti H, l’ampiezza dell’universo sarebbe al massimo un valore multiplo di H. la strada per la ricerca del valore minimo di g è quella dell’analisi del raggio elicoidale di luce ai confini dell’universo.

La seconda considerazione è, invece, molto più complicata da spiegare e parte dal presupposto che il campo di forze non sia continuo o meglio che non sia possibile attraversarlo senza incontrare livelli ben definiti di intensità differenti (crescenti o decrescenti). Possiamo quindi ipotizzare che il campo di forze sia anch’esso elicoidale e che, ad esempio ai confini del campo di forze creato da un buco nero due raggi di luce si trovino ad attraversare il campo di forze in modo quasi tangente alla superficie di confine e che, grazie alla loro piccola distanza, uno oltrepassi il campo di forze, mentre l’altro ne venga catturato cadendo nel buco nero. L’analisi della traiettoria di caduta del raggio di luce che viene attratto (probabilmente cade verso l’occhio del buco nero con una traiettoria elicoidale accelerando via via da velocità c a velocità prossime a Vmax) porta a definire anche il massimo valore di g, in cui la luce viaggia per curvature elicoidali minime quasi rettilinee e alle quali si verifica il flesso che porta all’inversione dello spin e quindi alla trasformazione della materia in antimateria.

Chiudo questo punto con la speranza di arrivare ad un maggiore chiarimento in futuro sulle dimensioni massime e minime di g e H

B-      Nulla di ciò che ci circonda è dotato di vita infinita o dimensioni infinite, ne tanto meno di 3 dimensioni libere ed indipendenti, quindi in qualche modo bisognava introdurre nei modelli matematici il concetto di ciclo di vita, ricorsione e interdipendenza. Il modello del nastro di Mobius che mi ha sempre affascinato è stato illuminante per la crescita del primo modello matematico di una funzione che può essere ricorsiva oppure no a seconda di un semplice parametro, dotata di tre dimensioni, nella quale solo due dimensioni sono realmente indipendenti, mentre la terza, pur esistendo e caratterizzando il modello, è una funzione delle precedenti.

In questo modello non si ammette la presenza di masse al centro e non esiste una singolarità che porti una delle grandezza a dimensioni infinite come capita, invece, continuamente nel modello cartesiano. Un altro pregio di questo modello è quello di essere valido sia su grandi dimensioni, sia su dimensioni infinitesimali. Questo modello riportato ad esempio in figura è chiaramente un modello di tipo “elicoidale”.

In un modello semplificativo a vita infinita si può ipotizzare un numero intero di traiettorie tridimensionali diverse dopo le quali il modello ritorna al punto di partenza.

Se il numero non è intero è chiaro che si verificherà una sfasatura fra l’inizio e l’ipotetica fine dell’elicoide che, per piccola che sia, porta alla deriva della traiettoria e quindi all’impossibilità di ritornare nelle condizioni iniziali, anche dopo infinite rotazioni.

In realtà esistendo delle condizioni al contorno che limitano lo sfasamento entro valori ben determinati si potrà individuare chiaramente un inizio ed una fine dell’elicoide nei quali un inevitabile flesso porta al raccordo con una nuova traiettoria.

 


B
-      IL MODELLO ELICOIDALE PER L'ATOMO DI IDROGENO:

Questo modello apparentemente semplice racchiude il pensiero dell’universo “elicoidale”, costituito da vortici di energia (masse o onde) che interagiscono con continuità tra loro.

Applicando il  concetto di traiettoria tridimensionale ad esempio all’atomo di idrogeno si hanno sorprendenti risultati: supponiamo che l’elettrone ruoti intorno al nucleo e che il suo baricentro ruoti secondo un’orbita elicoidale nella quale il valore della fase nella terza dimensione sia pari a metà dell’angolo di rotazione attorno al nucleo rispetto ad una traiettoria ellittica piana.

Nel modello elicoidale di orbita si può ora pensare che la massa dell’elettrone sia trattenuta da una serie di molle  reali che assorbono e/o scambiano energia con l’esterno tutte le volte che l’elettrone viene investito da un fascio energetico e che si spezzano tutte le volte che l’elettrone viene investito e deviato nella sua orbita verso un’orbita più interna da un fascio energetico sufficientemente potente da rompere la molla.

La rottura della molla porta come conseguenza il fatto che si libera dell’energia (quella contenuta nella molla appena prima di rompersi) che si propaga all’esterno dell’atomo (fotoni).

Sappiamo che l’elettrone ruota su se stesso ed è dotato di uno spin, ma attualmente il modello di Bhor si limita a definire delle orbite ellittiche piane. Questo modello matematico, però, cade in difetto, portandolo nella realtà: investendo, ad esempio, un elettrone con un fascio energetico secondo una direzione ortogonale al piano dell’ellittica. Esso infatti porterebbe a risultati “cartesiani”:

1-       o il modello è dotato di rigidezza infinita e quindi per qualsiasi forza energia applicata dall’esterno esso non muta la sua orbita piana oppure,

2-       Oppure anche per la minima energia applicata, essendo questa secondo una direzione lungo la quale l’elettrone non possiede vincoli,  si verificherebbe l’allontanamento indefinito dell’elettrone dal nucleo.

Se, invece, si applica la teoria elicoidale si capisce immediatamente come in realtà la distorsione dell’orbita ellittica dovuta alla “fase” nella terza dimensione porti ad avere un modello matematico elastico credibile capace di reagire secondo gli schemi classici della meccanica. In particolare, poi il modello elicoidale risulta anche coerente con i fenomeni elastici (elettro-magnetici) causati dai salti d’orbita.

Nel modello si sono introdotti i concetti di movimento con “accumulo” di ritardo di fase “fi piccolo” ad ogni rotazione FI grande, la variazione di fase che si verifica in una dimensione ortogonale all’orbita principale conferisce una forma tridimensionale all’orbita reale e permette così di spiegare molti fenomeni che si osservano:

1- La capacità di reagire “elasticamente” agli apporti/ sottrazioni di energia

2- Come l’apporto o la sottrazione di energia può causare il salto d’orbita agendo sulla variazione di fase in anticipo o in ritardo.

3- L’invecchiamento del sistema che da origine ai fenomeni di decadimento si può quindi modellizzare inserendo un fattore correttivo di Re (inferiore ad 1) ed inserendo un fattore Eta non intero; si ottiene così una funzione che non è più ricorsiva, ma va in deriva e decade. Seguendo la logica dell’entropia potremmo per l’idrogeno ipotizzare un valore Eta molto prossimo a 2, essendo la sua vita molto lunga. Più facile risulta determinare il fattore da assegnare ad Re ed Eta per gli elementi radioattivi di cui si conosce il decadimento.

In particolare la rotazione di fase si comporta come una molla di torsione che può essere caricata o scaricata dall’apporto o dalla sottrazione di energia.

In entrambe le direzioni si ha una reazione elastica (reale = molla + smorzatore) fin tanto che il delta  rotazione fi non raggiunge valori tali da rimettere in fase fi piccolo e Fi grande. In questa situazione la deformazione (appiattimento) dell’orbita è tale per cui l’elettrone non può far altro che saltare su un’orbita adiacente.

Il salto avviene in due fasi: la prima è una variazione progressiva nella traiettoria dovuta all’interferenza con l’energia proveniente dall’esterno, la seconda è un salto in caduta “libera” verso la nuova orbita. Durante questa fase si ha l’emissione /assorbimento di energia sotto forma di onde. Quest’energia ritenuta “misteriosa” è simile a quella che si libera tutte le volte che si rompe una molla troppo tesa o troppo compressa.

Il calcolo della traiettoria del salto diventa ora solo un esercizio di matematica che deve tenere conto delle varie condizioni dettate dall’evidenza dei fatti nel bilancio energetico.

Essendo il sistema sollecitabile solo in alcune sue fasi è chiaro come si debba parlare di valori medi di energia necessaria al salto d’orbita in quanto sarebbe impossibile determinare il momento esatto in cui colpire l’elettrone per farlo saltare. Di qui la necessità di inserire il concetto probabilistico nell’analisi macroscopica degli eventi.

La variazione della posizione del nucleo rispetto all’ellittica dell’orbita principale è, invece, da determinarsi in funzione della forza gravitazionale che insiste sull’atomo. Probabilmente più g è basso e più il sistema assume una forma quasi simmetrica con il nucleo al centro. Più g è grande e più la traiettoria ellittica si deforma. Il limite estremo (fusione) è ovviamente dato dall’impossibilità di inanellare traiettorie che non collidano con il nucleo

 

 

 

 

C-      Se la luce viaggiasse con moto rettilineo non sarebbe attratta dai buchi neri.

Con un semplice disegno di un’onda piana, come ora veniva rappresentata la luce, si capisce subito che c’è qualcosa che non funziona in quanto, il modello piano funziona fin tanto che quest’onda si trova inserita in un campo di forze uniformi prive di gradiente, ma crolla non appena la si inserisce in un campo di forze dotato di gradiente nel quale si deve ammettere che l’onda, essendo dotata di energia e quindi di una certa massa, debba necessariamente “deformare” per reagire al campo di forze. E’ chiaro anche come l’onda, al pari di una molla, non possa assumere curvature oltre il limite elastico del materiale che la compone.

Qui dopo alcune divagazioni sono giunto ad una soluzione che conferma ulteriormente la validità del modello elicoidale. Mi serviva una molla, tanto per vederci un po’ più chiaro e smontando una biro a scatto, ho trovato la conferma delle lunghe divagazioni matematiche sul principio di conservazione dell’energia.

Nel modello di onda elicoidale (tridimensionale), che si inserisce perfettamente in un campo con gradiente di forze (o potenziale) si evidenzia anche come, in realtà, il risultato, giustissimo E = mc^2 sia più chiaro se scritto nella forma tradizionale del p.c.e.:

                Lim E = mc^2
V>c

quindi per E = E cinetica max   ed  E potenziale che tende a zero, riscrivendo il risultato secondo i dogmi del p.c.e. deve necessariamente essere:

E= ½ m Vmax^2

Dal quale si deduce velocemente che:

                                                                       Vmax = SQR(2)*c   

( Vmax è un valore limite possibile, ma teorico e va in realtà diminuito per la presenza del fattore

                                    Potenziale che per quanto piccolo non è mai nullo )

C deve quindi essere interpretata come la massima velocità media di un qualche cosa che ha massa, ma non come velocità assoluta massima.

La differenza fra la velocità media c e la massima Vmax spiega il motivo per cui un’onda elettromagnetica attraversando un campo gravitazionale cambia traiettoria in quanto data la possibilità di interferenze fra la velocità Vmax e quella media c esiste un margine di interazione fra il campo di forza e l’onda che lo attraversa, anche se per un periodo assai breve e per un valore di modulo modesto (ecco perché le deviazioni sono molto piccole).

Sappiamo che la luce in quanto energia è dotata di una certa massa che si manifesta, ad esempio con l’impatto su una girandola avente palette nere da un lato e riflettenti dall’altro (posta in un tubo sotto vuoto spinto se si accende una lampadina sufficientemente potente si vedrà ruotare la girandola).

Sappiamo anche che tutto ciò che è dotato di massa deve sottostare al p.c.e. ed in particolare ai campi di forza nei quali viene inserito. Per chiarire questo concetto con un esempio meccanico pratico è come se la luce (che viaggia su una traiettoria elicoidale) si comportasse come una molla che viene incurvata lungo il suo asse maggiore da forze esterne.

Il modello elicoidale viene in nostro aiuto anche in questo caso e ci fa chiaramente vedere come esso possa reagire elasticamente ai campi di forze dotati di gradiente ed inoltre spiega anche  il motivo per cui si possa rallentare la luce facendola passare attraverso un corpo freddo.

Per chiarire questo concetto con un esempio meccanico pratico è come se la luce (che viaggia su una traiettoria elicoidale) si comportasse come una molla schiacciata ai suoi estremi.

E’ chiaro che trattandosi di una molla reale esistano dei limiti superiori ed inferiori nella “distorsione” dell’elicoide.

Guardando la proiezione del modello dell’orbita dell’idrogeno, facendo una divagazione puramente “teologica”, si trova un non so che di familiare con il concetto cristiano di unità nella trinità e con quella visione, di chi non ricordo, delle tre sfere che si compenetrandosi danno origine ad una terza…

STEFANO MARUELLI

 

 

  LINK AD ULTERIORI CONSIDERAZIONI FATTE IN PASSATO:  
   

Cliccando sui link si entra nell'archivio delle immagini e dei documenti.

Buona visione !