VOLARE SUL DESERTO AMERICANO

di Stefano Maruelli

 

erso fra i monti della luna.
E' ormai più di un'ora che vago senza meta da una termica all'altra in un paesaggio collinare che non lascia intravedere altro che monti e valli, valli e monti tutti uguali, tutti dello stesso allucinante colore giallo sabbia.
Ogni cima ha il suo cappello bianco che raggiungo dopo pochi giri in una termica a +5m/s, tutt'altro che uniforme. Ogni valle ha la sua discendenza a fondo scala, nel lato in ombra, e poi la dolce quiete di un quarto d'ora di volo in planata, passato a mettere a punto la velocità di massima efficienza, a succhiare con la cannuccia un po' di limonata, ormai bollente, dalla tasca sotto il seggiolino.
Temperatura esterna: +40ø a quota zero; +10 gradi a quota 5200m. Velocità massima di volo: 42 Km/h, minima: 25Km/h.
Il sole ruota perfettamente al ritmo delle termiche, una danza in cui i due ballerini hanno i piedi infilati nello stesso paio di scarpe, lascia in ombra un solo versante, la temperatura all'ombra scende di 10° e con lei anche un turbinio di vortici generati dall'aria discendente e dai rotori delle termiche del lato soleggiato.
Il decollo è ormai solo un punto immaginario, perso in un orizzonte che non è più il mio.
Il pensiero corre veloce come i chilometri, questo volo irreale non ha un punto di atterragio, non c'è una manica a vento nel raggio di centinaia di chilometri, le case degli avvoltoi sono gli unici aeroporti segnati sulle carte.
Decollando alle 9 del mattino con un po' di abilità, limando le ultime termiche di restituzione, si può stare in aria per più di 12 ore, anche dopo che il sole ha dato la buonanotte al giorno, ma bisogna essere ben attrezzati, con ossigeno e una scorta d'acqua di almeno 10 litri: il fiume più vicino in linea d'aria potrebbe distare meno di un chilometro, ma le pareti rocciose e le dune tutte uguali potrebbero farti morire di sete, dopo ore di cammino a soli cinquanta metri dalla salvezza.
Il terreno, per la gran parte roccioso o ricoperto di sabbia, è disegnato da secoli di erosione: i percorsi dell'acqua e del vento sono evidenziati da colori diversi, come le strade su una cartina geografica. Non ho bisogno di cercare dei fumi in fondovalle per capire la direzione del vento o il versante su cui si stacca la termica.
La neve, rimasta sulle cime più alte, si scioglie lentamente e indica perfettamente il punto in cui la termodinamica del pendio ha il massimo vigore: è come se ad ogni montagna ci fosse un cartello con scritto: "qui termica di servizio fino a 6500m".
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