QUESTIONE DI FEELING...

di Stefano Maruelli

 

ono in decollo, come tante altre volte preparo il materiale: stendo il parapendio, controllo i cavi, aggancio il paracadute di emergenza, tutte manovre di routine che ormai sono diventate quasi una noia, ma oggi l'aria ha un profumo diverso...
Il fruscio del vento tiepido che accarezza i germogli delle primule risveglia in me sensazioni particolari.
E' ora, il sole è ormai allo zenit, i cicli termici sono diventati più regolari, più potenti, ma restano invisibili. Gonfio lo straccio che, come per incanto, si trasforma in un'ala e, come mi stacco da terra mi rendo conto che oggi sarà una giornata di volo indimenticabile, come tutte le altre: particolare e irripetibile.
Le termiche escono dal breve letargo invernale e si divertono a giocare a rimpiattino: a volte si allontanano imprudentemente, ma dolcemente, in centro valle, altre volte si coricano lungo i pendii soleggiati e, serpeggiando fra i canali rocciosi, riprendono energia per salire velocemente al di sopra delle creste.
I deltaplanisti in volo oggi non riescono a salire sopra al decollo; l'aerologia della zona, che ho definito più volte "bizzarra" sembra oggi più giocherellona del solito.
Vedo i miei amici girare freneticamente come tante formiche all'opera: chi a destra, chi a sinistra, chi verso il pendio e chi verso la valle, alla ricerca di una termica che sia degna del nome che porta.
Più le manovre per cercare di salire si fanno ostinate e più il gioco si fa duro: le termiche sbucano dai loro nascondigli, colpiscono le semiali come dei potentissimi dardi mettendo le ali a coltello e poi svaniscono nel nulla. Il solito vento da est complica tremendamente il gioco...
In queste condizioni il morale di un pilota, abituato a giocare con un amico leale, è messo a dura prova: ad ogni botta il vario si mette a strillare come se si fosse in una termica potentissima, ma come ci si mette in virata per salire sull'ascensore, si scopre che è già passato e si precipita nel pozzo quadrato che sembra senza fondo.
Non ci si può fare nulla, bisogna attendere quegli interminabili tre o quattro secondi in cui si precipita a 4 o 5 m/s prima di poter rimettere i piedi su un pianerottolo da dove si cercherà di saltare sul prossimo ascensore, che si spera non tardi a partire !
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