VOLARE AL CORNIZZOLO

di Stefano Maruelli

 

onte Cornizzolo, ore 15.30: riunione della Lega Piloti di deltaplano e parapendio per discutere sui regolamenti gare e sul sistema di punteggio. Prima della riunione, però, c'è il tempo per fare un bel volo. Siamo in molti in decollo e la giornata si preannuncia buona.
Alle 10 decollano alcuni piloti della zona, ma le condizioni termiche sono ancora deboli e non possono fare altro che girare davanti al decollo.
Alle 11 la situazione migliora, i laghi si increspano e una tiepida brezza raggiunge l'erba del decollo.
E' ora di lasciare la terraferma.
Faccio un pregonfiaggio in modo da distendere bene l'ala al suolo e controllare ancora una volta che tutti i cavi siano liberi, aspetto la folata giusta e poi tiro con decisione i cavi d'acciaio.
L'ala, raggiunti i 15 Km/h, si soleva e si mette in posizione di volo e attende le mie istruzioni. Termica a ore dieci.
Passo rasente sul decollo e accarezzo con i piedi l'ala dei miei amici poi esco alla ricerca della termica di servizio. La brezza e forte e, dopo il secondo giro in termica, mi accorgo di essere un po' troppo vicino al pendio...
Continuo la virata, ben consapevole del fatto che una volta con il vento in coda la mia velocità aumenterà notevolmente e il tempo di reazione dell'ala ai miei comandi si farà davvero lungo.
La brezza è davvero forte: sto puntando il decollo a 60-70Km/h. Cerco di completare la virata con il comando affondato, ma l'ala tarda a rispondere. Tarda molto più del previsto, ma mi rendo conto che il pendio è ancora lontano.
In un attimo i cinquanta o sessanta metri che mi separavano dalla terra si riducono a due.
Uno e mezzo.
Uno
Cinquanta centimetri dal guardrail ...per un pelo...
La parte finale della virata avviene velocemente a causa della componente frontale di vento.
Mi ritrovo basso sulle persone che, atterrite, stanno seriamente pensando di fuggire: sto piccchiando in massima velocità.
Come un aereo da caccia in fase di bombardamento al suolo, la mia unica chance di passare sopra alle antenne dei deltaplani, che sono due metri più alte di me, è quella di prendere velocità fin tanto che posso e poi trasformare l'eneria cinetica in energia potenziale rallentando l'ala al limite dello stallo con una richiamata da cardiopalma.
L'energia cinetica che acquisto in ogni decimo di secondo in cui sono con i comandi rilasciati, si trasformerà in qualche centimetro in più di risalita, poi, se sarò fortunato, la termodinamica del pendio mi darà una mano.
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