LARGO AI PARAPENDISTI

di Stefano Maruelli

Febbraio 1990

 

sabato mattina e il solito attesissimo vento da nord ha spazzato per tutta la notte il cielo, la giornata si presenta come una delle migliori, ma il vento davvero molto forte non sembra volere cedere il passo alla brezza di valle.
Io e C. siamo a Gressoney e alle 12, dopo una estenuante attesa, capiamo che non c'è proprio nulla da fare, la brezza di valle non accenna a prevalere sul vento meteo.
Decidiamo di abbandonare la valle e di recarci in pianura, vicino a casa nostra, ad Andrate; forse lì la grande attività convettiva della pianura sarà in grado di vincere questo maledetto ventaccio.
Al decollo di S.Giacomo troviamo molti deltaplanisti, c'è tensione: tutti sanno che non appena si avrà l'inversione del vento, le termiche di sottovento consentiranno di fare moltissima quota; se ci si trova all'ultimo posto nella coda per il decollo, si può dire addio ad un gran volo.
Ovviamente chi parte per primo fa da "termo-cavia": se il ciclo termico non è ancora ben attivato non riuscirà a salire e dovrà inevitabilmente atterrare, ma almeno eviterà a tutti gli altri di fare la sua stessa fine: volo di 10 minuti in una turbolenza spesso molto forte.
Se, invece, il ciclo termico è già ben attivato, potrà volare con uno spazio aereo libero e decidere dove e come spostarsi, senza la solita lotta fra dieci o venti ali per la conquista della termica di "servizio" e questo gli consentirà di salire più velocemente di tutti quelli che decolleranno freneticamente dietro di lui.
Nessuno vuol partire, nonostante la manichetta sia perfettamente orientata da sud, c'è perplessità per le condizioni che si potranno trovare una volta in volo. Un parapendio decolla dalla Cavallaria, la montagna che si trova dall'altra parte della valle; lì il decollo è proprio sul colle e quindi ogni dubbio svanisce; la brezza di valle ha preso il sopravvento !
C. decolla per primo, inizia a salire come un ascensore, non ha neppure bisogno di virare per centrare la termica.
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