ono in val di Cogne, come tutte le
estati, oggi abbiamo deciso di andare a fare un volo dal versante ovest della
punta Fenilia. Un volo compiuto già diverse volte, non molti problemi, a
parte il decollo introvabile e la brezza di valle a volte molto forte.
Il fuoristrada di Roby si arrampica bene sulla pista sterrata che hanno
appena tracciato, in quello che prima era un bosco, per poter costruire un
nuovo impianto di sci. La giornata sembra promettere bene, è agosto, l'alta
pressione garantisce tempo bello per almeno una settimana. Qualche piccolo
cumulo ad evoluzione diurna sovrasta le creste, è un buon segno. Finita la
pista salutiamo ROBY che torna a valle, entusiasta di aver fatto un ottimo
percorso di fuoristrada, ...contento lui...
Guardo con orrore la nuova ferita aperta nel bosco dalle piste per la
seggiovia, il PARCO NAZIONALE DEL GRAN PARADISO sta cedendo, un passo alla
volta, boschi secolari, prati e animali alla società cosiddetta
"civile".
Saliamo in silenzio zaino a spalle.
Entriamo nella parte di parco ostile all'uomo civilizzato, perchè impervia:
quì le pale meccaniche non possono arrivare, gli animali sono protetti dalle
mura di pietra di una città chiamata natura; possiamo ancora goderci lo
spettacolo di un branco di camosci che pascola indisturbato, siamo
sottovento, non si accorgeranno del nostro passaggio. Una marmotta lancia il
segno d'allarme, è la sentinella della montagna, il suo fischio mette
sull'attenti tutti gli animali, solo gli stambecchi restano impassibili, la
presenza di un estraneo non li turba affatto, la potenza delle loro corna li
rende sovrani delle praterie e degli strapiombi.
A volte, se non ci sono i piccoli, si possono anche accarezzare, come se
fossero delle capre addomesticate. Il periodo delle faide per il dominio sul
branco è ormai passato da alcuni mesi, ma i segni della dura lotta si possono
ancora scorgere sulle fronti spelate degli animali adulti, magari solo
sfiorati da una possente cornata che avrebbe potuto essere letale.
Mentre continuiamo a salire incontriamo un vecchio maschio isolato dal
branco: sta attendendo con pazienza il giorno in cui lascierà il parco per
prati più verdi, la solitudine che lo circonda è più aggiacciante del freddo
dei ghiacciai eterni che sono al nostro fianco.
Dopo aver percorso una traccia di seniero arriviamo su una enorme pietraia
creata dal continuo franare della roccia della cima, da quì sarebbe
impossibile decollare, dobbiamo salire ancora e cercare un zona in cui si
possa almeno stendere l'ala.
Finalmente troviamo un pendio regolare, fatto di piccoli sassi di origine
calcarea, milioni di anni fa forse era il fondo di un mare sconfinato; un po'
d'erba, non è certo un prato, ma con la nostra esperienza si può decollare,
basta fare attenzione a non impigliare i cavi.
Già la nostra esperienza... Moreno ha fatto il corso da "Jean" un
mese prima di me, ormai sono passati due anni e di voli ne ha fatti molti.
Apriamo le ali e iniziamo i preparativi, la dinamica del pendio è forte, fra
me e me penso che in fondo valle il vento deve già tirare a più di 20Km/h.
Chiedo conferma al cognato di Moreno, a cui abbiamo lasciato una radio per
comunicarci le condizioni in atterraggio. La risposta arriva
chiara:"Poco vento, 7 o 8 nodi".
….CONTINUA SUL LIBRO: “LE ALI DELLA LIBERTA’” di S.Maruelli
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